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Franco Di Giangirolamo: Per Vittorio

di Franco Di Giangirolamo

(in collaborazione con www.inchiestaonline.it)

Franco Di Giangirolamo: Per Vittorio

 

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Pubblichiamo, con il suo consenso, questa lettera di Franco Di Giangirolamo.

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Cara Amina,

Ti invio un abbraccio forte, ora che i giorni più dolorosi e inevitabilmente impegnativi sono alle spalle e comincia il tempo della solitudine, che sono certo le persone più care che ti circondano renderanno meno duro.

Non ti ho scritto prima perché volevo che le emozioni che ho provato apprendendo della scomparsa di Vittorio si sedimentassero almeno in parte e che lo sconcerto e lo scombussolamento si ridimensionassero.

Non so veramente come esprimerti ciò che sento. Nel Pantheon delle figure a me più care e più stimate, Vittorio aveva un posto molto speciale. Non so ancora se il motivo risiede nella stima per le sue capacità intellettuali, accumulata in mezzo secolo di frequentazione, anche se non sempre intensa, o se va ricercato nelle qualità umane, che mi facevano sentire sempre bene, a mio agio, accolto nel suo mondo ricco di tante cose che mi piacevano.

Nelle ultime ore ho ripercorso le sue ricerche, il ruolo importante che ha avuto per noi sindacalisti come “intellettuale organico”, l’importanza nel mondo accademico, l’inesauribile curiosità a 360 gradi, la “sua” rivista Inchiesta, per noi tutti punto di riferimento (il solo titolo è un comandamento), i tanti libri scritti e pensati, un monumento di sapere e di insegnamenti.

Se tutto ciò a molti di noi è entrato nella mente e nelle ossa, anche perché gran parte di questo “sapere” è stato essenziale per la prassi sociale, seppure il ricercatore non è scindibile dall’uomo, sento, per quanto mi riguarda, che il dolore che provo è per la mancanza della persona, del suo modo di essere e di fare, del suo modo di ridere e di parlare.

Il caso ha voluto che la notizia del suo decesso sia avvenuta mentre stavo rileggendo il più famoso libro di Paulo Freire, “Pedagogia degli oppressi”. Leggendo questo testo mi ero chiesto varie volte se Vittorio, che del rapporto “teoria-prassi” aveva fatto una ragione di vita, avesse mai approfondito questa “similitudine” che forse risiedeva nella comune formazione marxista del pedagogo e del sociologo. Una curiosità che ormai non potrò più soddisfare.

Non dispero, tuttavia, di trovare una risposta perché ho letto la tua memoria pubblicata da Valore Lavoro, che ho trovato molto bella in generale e che ha offerto certamente a moltissimi amici e compagni, anche molto vicini a Vittorio, un quadro dei suoi interessi e attività molto più vasto e completo di quanto ognuno di noi non sia riuscito a conoscere nei diretti rapporti con lui.

Purtroppo, in questi ultimi anni ci eravamo visti troppo poco, non solo per la distanza ma anche per la stanchezza, che la vecchiaia impone democraticamente a tutti, ma la sua presenza non era egualmente rara. Sbucava negli incontri con gli amici emiliani che passavano a Berlino, nelle citazioni in qualche relazione, negli aggiornamenti sul lavoro di Inchiesta on line, nei riferimenti ai bei tempi delle nostre narrazioni di ultra70enni, che si parlasse di diversamente abili o di matematica.

Al dolore per il vuoto che lascia Vittorio si aggiunge il fatto che mi è stato impossibile accompagnarlo nell’ultimo viaggio e condividere con te, i familiari e tutti i compagni il ricordo e il commiato.

Cara Amina, a te che dovrai affrontare un periodo difficile invio un grande abbraccio e il nostro cordoglio. Anche Pamela conosceva Vittorio perché era stata sua allieva in un Master sulle Tecnologie per la Qualità della Vita. Alle mie condoglianze si aggiungono anche le sue.

Per ora, con un grande dolore, ma con la gioia di aver conosciuto una persona straordinaria e gigantesca in tutti i sensi, ti invito a farti coraggio sperando di rivederti presto.

Con affetto

Franco…. e Pamela

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