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Vittorio Capecchi ci ha lasciati

Agli amici, alle lettrici e ai lettori di Inchiesta: Vittorio Capecchi ci ha lasciati

| 31 Luglio 2023 | Comments (0)

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Agli amici, ai lettori e alle lettrici di Inchiesta

 

Vittorio Capecchi, mio marito, fondatore e direttore di Inchiesta, ci ha lasciati questo sabato 29 luglio.

Aveva 84 anni, era professore emerito dell’Alma Mater dove aveva insegnato sociologia per oltre quarant’anni, ed era autore di parecchi studi su svariati argomenti, che ultimamente si erano rivolti all’arte della previsione, spaziando dallo Yijing, il Classico dei Mutamenti (oggetto di suo lungo studio e grande amore, il libro che nel 2010 ci ha fatti incontrare) all’intelligenza artificiale.

Il suo funerale si terrà mercoledì 2 agosto alle 15, nella chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna.

Saranno altri, che hanno condiviso con lui una intera esistenza, a raccontare quanto e in quante direzioni e modi diversi sia stata fertile la sua creativa esperienza, in cui spicca il trentennale sodalizio intellettuale e di vita con Adele Pesce: i tanti interlocutori con cui ha condiviso interessi e ricerche, onnivore letture, percorsi, avventure, viaggi negli Stati Uniti, in Europa, in Asia (Paul Lazarsfeld, Cesare Musatti, Renato Rozzi, Giovanni Jervis, Massimo Buscema, Giovanni Mottura, Enrico Pugliese, Bruno Giorgini, Dino Buzzetti, Paolo Prodi, Mario Miegge, Augusto Shantena Sabbadini…), coloro che hanno collaborato ai suoi libri, i compagni della Fiom e di Valorelavoro, le figlie, i nipoti, gli amici di sempre.

Saranno altri a raccontare quale straordinaria fabbrica di cultura sia stata per cinquant’anni questa nostra rivista, Inchiesta, da lui creata nel 1971, quale straordinario e pluralistico crocevia di esperienze, di saperi, di sguardi, quale ospitale luogo di amicizie, di confronti, di dialoghi, di incontri di generazioni diverse, animato dalla sua inesauribile e sempre fresca curiosità, disponibilità, progettualità di “amante dei crinali”, come amava definirsi, che lo ha  accompagnato fin nei suoi ultimi giorni.

Di lui mi diceva PierCesare Bori, maestro ed amico che tredici anni fa ci ha messi in contatto, che “guardava avanti, sempre”.

Vittorio esplorava infaticabilmente altri orizzonti culturali, come il Vietnam, la Cina, il Giappone, e il suo contributo alle relazioni interculturali gli era stato fra l’altro riconosciuto dal governo giapponese l’anno scorso con il conferimento di una prestigiosa onorificenza che l’aveva molto divertito (lui non ha mai preso troppo sul serio i cerimoniali,  scherzava sempre con autoironia sulla solennità dei titoli accademici) e che ha rappresentato l’ultima preziosa occasione di festa per riunire attorno a lui i familiari e gli amici. Amici la cui pattuglia si andava da qualche tempo dolorosamente assottigliando, come lui avvertiva con lucida consapevolezza, e come rivela il suo ultimo scritto su Inchiesta in ricordo di Flavia Franzoni; ma continuamente gliene arrivavano di nuovi, e d’ogni età, ancora fino a oggi.

Io che ho avuto il privilegio di essere per tredici anni compagna di vita e di letture di Vittorio lo voglio ricordare con l’invito a rileggere su Inchiestaonline alcune delle sue pagine, che mi pare riassumano il suo limpido e coerente modo di essere e di stare al mondo, oltre che il suo limpido stile di pensiero e di scrittura: il suo saggio su don Milani di sessant’anni fa di recente ripubblicato dalla rivista Il Mulino, e l’intervista a Riccardo Cesari,  sempre su don Milani,  che abbiamo cofirmato insieme non molti giorni fa.

Vittorio era una di quelle rare persone che, con larga generosità e vivace intelligenza, sanno rendere il mondo ospitale.

Tutti coloro che l’hanno conosciuto sanno che ci mancherà per sempre l’allegria che solo lui sapeva versare, con la sua speciale, leggera e profonda arte di vivere, in ogni giorno che abbiamo avuto la fortuna di passare in sua compagnia.

E così pensare a lui è anche rievocare il ritornello di Yellow Submarine: che è stato la colonna sonora della grande manifestazione per la pace in Vietnam del 1967 a New York guidata da Martin Luther King e dai professori della Columbia University di cui Vittorio amava raccontare, e di cui lui con il cartello “peace now” fu uno dei trecentomila partecipanti.

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