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“Una legge di principi, che guardi all’universalità dei diritti, mettendo al centro la persona, indipendentemente dalla modalità contrattuale con la quale è impiegata e indipendentemente dal lavoro che fa”. Nel tirare le fila di una discussione con i rappresentanti delle associazioni dei professionisti e dei lavoratori autonomi, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, individua il perimetro della proposta di un ‘Nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori’ che la Cgil sta elaborando nel suo percorso di contrasto al Jobs Act. L’occasione è data dalla presentazione di “Vita da professionisti”,una ricerca rivolta ai professionisti non dipendenti, di qualsiasi settore, che operano come autonomi o con qualsiasi forma contrattuale a termine, discontinua o precaria, realizzata dall’Associazione Bruno Trentin con il contributo e il supporto della Consulta delle Professioni della Cgil e della Filcams Cgil. Una presentazione anticipata da un incontro tra la Cgil, nella persona del segretario generale, Susanna Camusso, e i rappresentanti di diverse associazioni dell’universo del lavoro autonomo. Al centro una riflessione aperta sulla definizione di un nuovo Statuto dei Diritti dei lavoratori “come strumento per la riconquista di diritti e tutele che possano parlare anche a quei soggetti che riflettono i cambiamenti economici e sociali intervenuti nel paese”, come ha spiegato Salvatore Barone, responsabile contrattazione della Cgil Nazionale e referente della Consulta delle professioni.Il primo ad intervenire è stato Andrea Dili di Alta Partecipazione (‘la rete dei giovani, degli studenti, dei precari e dei professionisti’) che, in apertura, ha ricordato Davide Imola, il dirigente della Cgil, scomparso prematuramente, e da sempre impegnato su questo fronte. In merito al Nuovo Stauto, Dili ha osservato: “Con il dialogo tra il sindacato e i professionisti possono venire fuori proposte di una certa sostanza. È quello che abbiamo fatto in questi anni e che auspichiamo si faccia anche per il nuovo Statuto, nel costruire insieme la parte del lavoro autonomo”. Sui contenuti l’auspicio è che sia un testo organico e che, ha aggiunto, “parta dal lavoro, perché da questo è strettamente correlata la dignità di ogni persona”. A seguire poi Angelo Deiana di Confassociazioni, la Confederazione delle associazioni professionali, che, legandosi alle parole di Dili, ha detto: “Dovremmo fare un ragionamento sulla persona, passare dal Jobs Act al People Act, mettendo al centro la persona. Il focus deve essere sulla persona e sul lavoro, considerando le altre componenti come ragionamenti trasversali che devono ruotare attorno a questo focus”. Così, mettendo la persona al centro, si può operare verso “l’abbattimento della frammentazione presente nel mercato del lavoro, che sta nelle leggi ma non è presente nella realtà”.
Disinnescare il conflitto latente tra ‘garantiti’ e ‘non garantiti’. Questa invece la posizione di Emiliana Alessandrucci di Colap (‘Coordinamento libere associazioni professionali’): “Il primo passo da superare è il conflitto. Abbiamo uno scontro generazionale sul fronte pensionistico, con un’intera generazione che avrà un domani solo la pensione sociale. Il conflitto è un paradosso che va superato”. Anche nel suo ragionamento la centralità della persona: “Mettiamo le persone al centro del lavoro perché il danno peggiore prodotto dal Jobs Act è trasformare tutto in un costo, in un valore monetario”. Quanto al nuovo Statuto della Cgil, Alessandrucci ha spiegato: “L’idea è di scambiare i punti positivi dei due mondi, evitando però di importare modelli dal lavoro dipendente al lavoro autonomo. Questi ultimi hanno bisogno di altre cose perché le esigenze possono essere uguali ma le risposte possono essere diverse”. Per Susanna Botta di Acta Roma, l’associazione dei freelance, invece, “un nuovo Statuto dei lavoratori deve partire dal riconoscimento di tutte le forme di lavoro, per dare a tutte la stesa dignità ma soprattutto per considerare sì l’universalità dei diritti e delle tutele, che devono essere riconosciuti, ma declinati in maniera diversa”.
Daniele Petruccioli di ‘Strade’, il sindacato traduttori editoriali che rappresenta e tutela i diritti dei traduttori che lavorano in regime di diritto d’autore, ha sottolineato il bisogno di sindacato: “Abbiamo bisogno di più sindacato, che ci aiuti a fare cose che da soli non riusciamo a fare. Ne abbiamo bisogno, in forme e modi da declinare, perché ci aiuti a sederci ad un tavolo con la controparte e ad avere voce in capitolo. Abbiamo bisogno che il sindacato ci stia più vicino”. Per Walter Grossi di Ana, l’Associazione nazionale archeologi, è dirimente l’estensione del welfare nel loro segmento, anche e soprattutto alle partite Iva impiegate nel settore. Quanto al ruolo e al supporto del sindacato rivendicano l’essere un soggetto per la contrattazione inclusiva e sostengono il bisogno di un equo compenso.
Per quanto riguarda gli avvocati, Cosimo Matteucci, esponente di Mga, associazione forense nazionale, il quadro generale delinea un settore in difficoltà: “L’avvocatura è in crisi, si allarga il divario tra i redditi mentre si registrano negli studi veri e propri casi di sfruttamento del lavoro nero, con lavoratori che rischiano ogni giorno di ritrovarsi fuori dagli studi senza alcuna garanzia e senza nessuna tutela. Chiediamo l’intervento del sindacato perché meritiamo dignità, a partire dalla eccessiva pressione fiscale per arrivare alle iniquità del sistema previdenziale passando per la strumentalizzazione, e lo sfruttamento, delle partite Iva”.
Anche nelle parole di Francesca Duimich delle guide turistiche Confesercenti Federagit, la denuncia dello stato del settore, in lotta contro le direttive Ue che mirano a cancellare la specificità della professione e contro la ‘disintermediazione’ rappresentata dalle nuove tecnologie che, oltre a soppiantare le agenzie di viaggio (loro controparte), li mettono in una condizione di debolezza contrattuale. Infine Francesca Lupo, architetto rappresentante di Iva sei partita: “Ogni volta che si parla di estensione diritti, allargamento orizzonte, mettere al centro la persona, sono felice di sentirlo, specie in questa sede”. Nelle parole di Lupo lo stato di progressivo impoverimento dei lavoratori, architetti e ingegneri, a partita Iva e spesso impegnati in funzioni cruciali: “Noi siamo quelli che timbrano e certificano, dalla sicurezza sul lavoro al controllo sugli abusi. Se il nostro potere contrattuale si abbassa, se il nostro lavoro si impoverisce, sono inevitabili le ripercussioni anche sulla funzione sociale che esercitiamo”.
A fronte di questi interventi le conclusioni di Susanna Camusso: “Il tema è la persona che lavora, indipendentemente dalla modalità contrattuale con la quale è impiegata e indipendentemente dal lavoro che fa. Lo Statuto dei lavoratori non aveva una parte legata ai diritti universali, perché ciò era assolto e risolto dai contratti nazionali di lavoro. Era molto di più sul tema delle libertà e del riconoscimento dei diritti”. Da qui l’intenzione della Cgil di avanzare una proposta di nuovo Statuto che sia “una legge di principi, che guardi all’universalità dei diritti, mettendo al centro la persona” e che si muova di pari passo con la contrattazione inclusiva. “C’è un pezzo di lavoro di ‘ricerca’ per tutti. Immaginiamo uno strumento nuovo, senza precedenti, che deve giocare sull’universalità e non sul dettaglio perché lo Statuto deve mantenere la caratteristica di essere una legge di principio”, ha concluso Camusso.