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Il Palio di Siena è sostenibile?

Turismo «lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che mira al soddisfacimento  dei bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri» (WCED,1987) [1]

Il concetto di sostenibilità, come già osservato in un precedente articolo apparso nella Voce del Campo[2], mette in luce quindi un importante principio etico: la responsabilità da parte delle generazioni di oggi nei confronti delle generazioni future, toccando quindi almeno due aspetti dell’eco-sostenibilità: ovvero il mantenimento delle risorse e dell’equilibrio socio-ambientale del nostro pianeta.

In relazione al turismo, le attività inerenti si possono considerare sostenibili quando non alterano l’ambiente, non ostacolano lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche e nel contempo riescono a mantenersi vitali in un territorio per un periodo di tempo illimitato. Tutto ciò mira a garantire la redditività del territorio nel lungo periodo insieme ad obiettivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica.

La città di Siena ha ottenuto la certificazione GSTC[3] nel marzo 2022, diventando la prima città d’arte italiana riconosciuta a livello internazionale come sostenibile in ambito turistico. Un riconoscimento importante ma viene da chiedersi è realmente così o si tratta di una trovata di marketing finalizzata ad una forma di ambientalismo di facciata (greenwashing)?

Il turismo è indubbiamente una fonte di reddito importante per il nostro paese e per Siena in particolare. I dati sui flussi turistici  in Italia hanno quasi raggiunto i livelli pre-Covid  e le aspettative sono di ulteriori incrementi [4].

L’evoluzione del settore turistico richiede un approccio né di breve periodo né unicamente economica se si vuole garantirne una certa stabilità strutturale. Ciò impone la ricerca del giusto equilibrio tra le tre sfere della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica (v. grafico tratto da “i tre pilastri della sostenibilità” di D.Guion)

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Analizziamo come si possa parlare di turismo sostenibile per la nostra città.

Impatto ecologico: il territorio e il suo ambiente risentono del “superturismo” e del “turismo fast”. Le ridotte dimensioni della città si prestano alla visita veloce al centro di un programma turistico di penetrazioni “tocca e fuggi” del centro storico senese e dei borghi circostanti. Transumanza umana che avviene prevalentemente su gomma. L’impronta ecologica è pesante e il costo ambientale nel lungo periodo supera gli eventuali ricavi economici. Il decoro urbano di una fragile città medievale rischia di trasformarsi in degrado. Al riguardo occorre osservare che anche i residenti e il traffico commerciale sono del pari responsabili dell’inquinamento cittadino. Alcune strade, architettonicamente pregevoli (es Via dei Termini), sono divenute le vie di scorrimento e di rifornimento della direttrice zona Y storica. Inoltre la bellezza di piazzette e stradine del centro storico è contaminata dalla “comodita” del posteggio auto sotto casa, spesso di lunga permanenza.

Impatto sociale: la popolazione senese residente risulta di nuovo in calo, con una forte presenza di persone in età avanzata (v. grafico  2001-2021 su dati Istat) e una forte migrazione pendolare verso i vicini comuni dormitorio. Alcuni quartieri storici sono ormai abitati da studenti, turisti o lavoratori immigrati. Indubbiamente è irrilevante, se non del tutto assente, lo scambio culturale /umano tra residenti e turisti. Il valore comunitario delle contrade risulta residuale e concentrato nei giorni del Palio o delle feste patronali. Il lavoro carente e poco diversificato implica forme di pendolarismo in auto da e per la città.

 

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Impatto economico: la specializzazione in ambito turistico se indubbiamente genera ricchezza alla città presenta effetti collaterali viziosi.

Innanzitutto esiste  un problema di concentrazione reddituale su alcune attività senza una adeguata ed equa ricaduta della ricchezza sulla città, in termini di tutela del territorio e a beneficio dei residenti. Inoltre alla spinta imprenditoriale, volta all’offerta di servizi di ristorazione e di accoglienza turistica, non si accompagna una più ampia rigenerazione e diversificazione del tessuto economico. Al proliferare di luoghi di ristoro, spesso di ridotto valore enogastronomico, che ormai colonizzano le vie del centro e alcuni storici panorami, si accompagnano anonime attività di franchising di scarso legame culturale con il territorio. Le attività individuali indigene (artigianali o commerciali) languiscono o chiudono per gli alti costi gestionali (affitti etc). I negozi sfitti, lasciati in totale abbandono dai proprietari, non aiutano certamente il decoro urbano. L’immagine riportata evidenzia lo stato di abbandono di una attività sotto gli iper fotografati archetti di via della Galluzza.

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A fronte di tale scenario la specializzazione nel settore turistico presenta un indubbio rischio per l’economia della città nel caso in cui, per vari motivi, esploda la bolla del turismo di massa.

Ciò detto la sostenibilità del Palio di Siena, che storicamente rappresenta la sintesi della bellezza della città, è a rischio?

Indubbiamente il Palio vive della salubrità del contenitore ambientale, sociale ed economico in cui è inserito e ne trae forza e ragioni di essere. Altrimenti diventa per la “gente di Siena” una orgogliosa rivendicazione di appartenenza che assume toni non sempre intimamente sentiti e per la “gente di fuori” uno dei tanti eventi turistici vissuto superficialmente come la bellezza architettonica della città, magari fotografata da dentro un NCC a San Domenico.  Non aiuta la tenuta “spirituale” del Palio il battage televisivo o via web che nasconde operazioni di budget pubblicitario. Come  già osservato sulla salubrità  del contenitore Siena pesa anche l’atteggiamento dei residenti, chiamati ad alleggerire la loro impronta ecologica sulla città e non solo a salvaguardare i propri privilegi. La testimonianza di un residente che tiene alla sostenibilità della città  (quindi del Palio) e di una amministrazione che pone in atto politiche di “faire” e non di “laisser faire” sono il miglior biglietto da visita per attrarre/assicurare un turismo responsabile e per il futuro del Palio.

In sintesi, rifacendosi al rapporto Bundtland detto anche del “nostro futuro comune”, Siena e il suo Palio sono sostenibili nella misura in cui i bisogni dei cittadini di Siena e di chi viene da fuori sono soddisfatti senza pregiudicare i bisogni delle generazioni a venire.

Luciano Fiordoni

Sovicille 5 Agosto 2023

[1] Il rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future) è un documento

pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima volta, venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile.

[2] Vamos a la playa e Sostenibilità

[3] Il Global Sustainable Tourism Council (GSTC) è un’organizzazione istituita nel 2007 da UNEP, United Nations Environment Programme, e da UNWTO, United Nation World Tourism Organization, per promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale nel

[4] Secondo l’Istat, gli introiti dell’Italia per attività connesse al turismo valgono all’incirca 93 miliardi di euro (dati pre-pandemici)

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