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Mario Agostinelli, presidente Associazione Laudato SI’
IN RICORDO DI EMILIO MOLINARI
Oggi si è svolto il funerale di Emilio Molinari alla Camera del Lavoro di Milano con una partecipazione straordinaria come è stata straordinaria la sua testimonianza tra noi. Ecco qui il mio ricordo di un compagno preziosissimo ed immensamente caro.
È arduo separare l’immagine di Emilio da quella di Tina, non soltanto in questi giorni intrisi di dolore, ma anche in una vita ricca di esperienze che ha tracciato segni indelebili ad ogni passo. La loro relazione, profonda e indissolubile, non era solamente un aspetto della sua esistenza, ma una parte integrante della sua narrativa. Essa rappresentava una testimonianza autentica di un comunismo vissuto, dove il legame tra lavoro e bene comune si manifestava in un rispetto profondo tra generi e per la natura, come un’amicizia da coltivare o come nell’essenza dell’acqua, elemento vitale che unisce e sostiene tutto il vivente.
Ho avuto la sorte di condividere con Tina e Bruna il percorso più recente di un uomo militante, mite ma tenace, sempre pronto a sorridere e ad ammirare la vita, nonostante le sfide poste da una salute precaria. Emilio non viveva per se stesso, ma esisteva in simbiosi con il contesto sociale e ambientale che lo circondava. La sua ricerca di significato era profonda e riusciva a comunicarla con un immediato calore, capace di trasmettere spiritualità e coerenza anche in tempi di grande inquietudine. In questo modo, la sua figura si affiancava, ai Social Forum, a quella di personalità di grande spessore come Riccardo Petrella, Samir Amin, Vandana Shiva o Naomi Klein.
Raramente si può trovare qualcuno come Emilio in grado di esercitare una simile fascinazione sul tema dell’ambiente e del bene comune. Forse solo Langer e Sachs nella mia esperienza. La sua politica, come amava dire, si dipanava dal vissuto quotidiano – “c’è una politica per ogni tempo” – scaturendo da un’esperienza ricca e complessa che evitava derive nostalgiche. Il tempo presente, così carico di sfide, ci invita ad una riflessione urgente: cambiare il destino del Pianeta prima che esso si liberi di noi. Oggi non consideriamo più il tempo in decenni astratti, ma lo viviamo nell’intensità del presente, che ci spinge a non rimandare. Questo è un insegnamento che possiamo trarre anche dall’esempio di Francesco: siamo tutti sulla stessa barca, nella crisi dell’umanità, non solo della sinistra, proprio come in una piovosa serata di Venerdì Santo, quando il mondo sembrava essersi fermato, conquistato da un virus.
La formazione di Emilio, così come la sua visione, gli permetteva di partire dalle disuguaglianze create dall’esproprio dei diritti sociali, dalle privatizzazioni e dalle tossiche passioni del capitale. Egli aveva appreso come contrastare il disorientamento causato dalla comunicazione istituzionalizzata fin dai tempi in cui era delegato alla Borletti. Con determinazione, ha condiviso con noi la responsabilità di costruire un futuro diverso, dove lavoro e dignità umana dovessero tornare al centro della nostra azione politica. “Nulla di questo mondo ci doveva risultare indifferente”.
Negli ultimi vent’anni, la battaglia per l’acqua pubblica è stata al centro del suo impegno, dedicandosi anima e corpo a questa causa, anche in ambito internazionale. Emilio percepiva nell’acqua – nell’infosfera come immagine evocativa – un simbolo di vitalità e bellezza, un messaggio fondamentale: per lui era inaccettabile che un valore primordiale come quello venisse piegato a logiche finanziarie e mercantili, in un’epoca in cui l’Occidente stava già attraversando un profondo declino. Le Nazioni Unite lanciavano un grido d’allerta, sottolineando l’urgente necessità di salvaguardare le risorse idriche del Pianeta.
Con il suo approccio pedagogico, Emilio esprimeva dati e osservazioni in modo chiaro e coinvolgente, guadagnandosi così l’affetto e la stima dei giovani. Nelle scuole, avvertiva dell’importanza essenziale dell’acqua, sottolineando come non potesse essere ridotta a una merce. Spiegava, senza voler imporre un pensiero, ma per chiedere all’interlocutore la bellezza così umana di un confronto, di un con-versare. Parlando con Emilio si capiva meglio, si vagliavano altre angolature, si metteva ordine nei pensieri, si sentiva la profondità di una comunità di intenti, e soprattutto ci si sentiva accolti, abbracciati. Le sue parole profetiche avvertivano di un pericolo: “Un comportamento di competizione quando non di rapina, lotta e contrapposizione, aggredisce profondamente la cultura dell’unità dei popoli, lasciando intravedere un futuro in cui si farà sentire il sapore del genocidio e dell’eugenetica.”
E il suo allerta era chiaro: “Wall Street, 6 ottobre 2020. Segnate questa data! Per la prima volta, il mercato ha annunciato la creazione di futures che quotano in borsa l’acqua della California. Una realtà allarmante, simbolo di un sogno americano in decadenza: l’orto dell’occidente, la patria della digitalizzazione, la libertà: gli LGBT …diventano la metafora del disastro idrico”. Una ferita che ci costringeva a ritornare al discorso fondamentale sul bene comune rappresentato dall’acqua, per proteggerlo dalla mercificazione e rivendicare il diritto umano alla vita.
Emilio sapeva che in un contesto in cui le mobilitazioni e le passioni sembrano dominati dai diritti individuali, la salute e l’accesso all’acqua si configurano come un ribaltamento della cultura liberista. Dobbiamo tessere – dichiarava – un nuovo dialogo con le persone, pretendere la concretizzazione della risoluzione ONU sull’acqua come diritto umano attraverso un’Agenzia, un protocollo e un Tribunale Internazionale che ne tuteli le violazioni.
Si mostrava sensibile al tema del linguaggio, alla sua capacità di unire e superare barriere, ricordando come l’accaparramento delle sorgenti si andava combinando alla tradizionale conquista delle terre. Era ben consapevole che i messaggi di Laudato Si’ e Fratelli Tutti dovessero confrontarsi con la rapacità di un sistema capitalista che si appropria delle ricchezze naturali come del lavoro. Anche da vice-presidente dell’Associazione Laudato SI’ esponeva una critica serrata al consumo indiscriminato di risorse umane e naturali – gli scarti – e dimostrava come essi non fossero il progresso, ma una minaccia al ciclo vitale del Pianeta stesso.
La crisi ambientale, dunque, esige una consapevolezza collettiva e una trasformazione profonda, radicata in un’economia più sostenibile e in un lavoro che tenga conto del criterio di sufficienza anziché di efficienza e dei limiti naturali. Emilio poneva sfide anche in merito alla transizione energetica, contro la gabbia fossile ed il ritorno del nucleare, promuovendo il ruolo del mondo del lavoro come portatore di valori solidali, fraternità e globalità, sbarazzandosi delle logiche corporative e della “neutralità tecnologica”.
Argomentava come le encicliche di Franceso e le dichiarazioni degli scienziati richiamassero con urgenza il nostro impegno verso il cambiamento climatico. Nonostante ciò, molte persone non percepiscono ancora la gravità della situazione e si trovano in uno stato di negazionismo o indifferenza. La crisi idrica, in questo senso, esemplifica come il paradigma del “salvare il mondo” possa modificare la nostra prospettiva, portando a una necessaria decrescita e a una riflessione sui modelli di consumo e di sviluppo.
Riteneva con decisione che la sfida risolutiva consistesse nel mettere in discussione i paradigmi economici, antropologici e patriarcali che percorrono incontrastati il globo, incentivando una rottura epocale di cui il mondo del lavoro dovrà farsi cosciente promotore. Una conversione ecologica integrale, che richiede un impegno collettivo, che travalichi le pur necessarie logiche di conflitto di classe, promuovendo l’unità tra diversi attori sociali interessati alla sopravvivenza.
In chiusura, ricordo che raccoglieremo le testimonianze dell’odierno saluto e sarà cura anche della nostra Associazione e della CGIL farlo in modo estensivo ed adeguato. Voglio, infine, condividere un ricordo di Emilio, risvegliatosi da un’anestesia dopo un intervento delicatissimo al cuore, sorpreso sullo sfondo delle melodie di Violeta Parra: “Gracias a la vida que me ha dado tanto”. Grazie a te, Emilio caro; la tua vita rimane ben viva tra di noi.