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I fiumi cinesi, mitiche fonti di energia e di vita

di MAURIZIO SCARPARI

(in collaborazione con www.inchiestaonline.it)

Maurizio Scarpari: I fiumi cinesi mitiche fonti di energia e di vita

| 8 Novembre 2020 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da  La lettura del Corriere della sera di domenica 8 novembre 2020 (nel disegno Yu il grande che lotta contro un drago).

 

Si narra che più di tremila anni fa piogge torrenziali flagellarono la terra e i fiumi esondarono, ricoprendo città, villaggi e campagne, “le acque, impetuose, lambivano il cielo, cingevano le montagne, sovrastavano le colline”, “tutto ciò che è sotto il cielo” si trovò sommerso; uomini e donne dovettero rifugiarsi sulle cime degli alberi o sulle vette dei monti. Yao, il sovrano, tentò di porre rimedio a questa drammatica situazione. Numerose leggende si intrecciano, narrando le gesta di eroi e semidei, ma comune a tutte le trame dei racconti mitologici sulle origini della civiltà cinese è la figura di Yu: fu lui che alla fine riuscì nell’impresa. Messosi a capo dei sopravvissuti, “fece dragare le terre e incanalare le acque, facendole defluire nel vasto oceano, diede forma al Fiume Azzurro, al Fiume Giallo, allo Huai e allo Han, confinò serpenti e draghi nelle remote paludi oltre i confini del mondo civile e rese abitabili e confortevoli valli e pianure. Solo allora gli uomini poterono tornare alle loro normali attività.” Yu non si limitò a regolamentare le acque: promosse altre imponenti opere di ingegneria civile e introdusse riforme che diedero un assetto stabile al regno. Lavorò senza posa per portare a compimento la sua missione, sacrificando se stesso e la propria famiglia, e i suoi sforzi non furono vani. Dal diluvio sorse infatti un mondo nuovo e ordinato, libero da sciagure e pericoli, estensione in terra dell’ordine cosmico: lo scorrere dei grandi fiumi che attraversano il continente cinese da occidente a oriente fino al mare erano ritenuti conformi alle correnti stellari, o fiumi celesti, che solcano la Via Lattea, oggi mappati dall’osservatorio di Apache Point del Nuovo Messico nell’ambito del progetto Sloan Digital Sky Survey. Non a caso Via Lattea in cinese si dice Yinhe, Fiume Argentato.

Yu fondò la prima delle Tre Dinastie pre-imperiali, la Xia, a lungo ritenuta leggendaria, ma oggi identificata dagli archeologi con il sito principale della cultura di Erlitou, che si sviluppò tra il 1900 e il 1500 a.C. nella media valle del Fiume Giallo, in un’area compresa tra i fiumi Yi e Luo, nell’attuale provincia dello Henan. Con ogni probabilità i miti alludono alle opere di bonifica e di espansione agricola avvenute durante la fine del III millennio a.C. nelle vaste aree paludose lungo il Golfo di Bohai che andavano gradualmente prosciugandosi grazie ai depositi limosi rilasciati dal Fiume Giallo nel corso degli ultimi quattro millenni e di cui si notano le vestigia in numerosi siti archeologici di epoca neolitica.

Non c’è anno che trascorra senza inondazioni. Il Fiume Giallo ha cambiato il suo corso per almeno ventisei volte, causando ogni volta devastazioni, carestie e un gran numero di morti; il suo delta è in continua trasformazione, spostandosi anche di 80 km. Per contenerlo sono stati costruiti argini imponenti per oltre 2250 km e più di due milioni di persone lavorano stabilmente per tenerlo sotto controllo. Gli sforzi profusi non sono comunque sufficienti a evitare il ripetersi d’immani tragedie. Uno dei peggiori disastri avvenne nel 1938, quando nel disperato tentativo di fermare l’avanzata giapponese Chiang Kai-shek ruppe gli argini del Fiume Giallo a nord di Zhengzhou, nello Henan: la mossa si rivelò inutile, ma causò la morte di almeno 890.000 persone e la paralisi di un’intera ragione per anni, con oltre dodici milioni e mezzo di sfollati.

Sono migliaia i fiumi cinesi con bacini idrografici importanti, la loro lunghezza complessiva è di centinaia di migliaia di km e oltre mezzo miliardo di persone vive nelle loro prossimità, generando più della metà della ricchezza del paese. Solo una quantità minima delle acque fluviali si disperde nelle zone aride dell’entroterra, la quasi totalità sfocia nel mare, perlopiù nell’Oceano Pacifico, in una parte trascurabile nell’Oceano Indiano e nel Mar Glaciale Artico. I maggiori fiumi attraversano deserti e vaste pianure, gole montane profonde e altopiani; compiono un incessante lavoro di erosione, trasportando e rilasciando enormi quantità di loess (un limo finissimo derivato da una roccia porosa e tenera di color giallo) e detriti che fanno alzare il loro alveo e avanzare i loro delta anche di decine di metri all’anno. La foce del Fiume Azzurro, ad esempio, si estende per una lunghezza di 100 km e una larghezza di 30, e il suo delta, che supera gli 80.000 km2, avanza in mare per una media di 25 metri all’anno.

Sono due grandi fiumi a dominare l’assetto idrografico e la storia del continente cinese e della sua popolazione: il Fiume Giallo (Huanghe), lungo c. 5500 km, e il Fiume Lungo (Changjiang), meglio noto come Fiume Azzurro (o Yangzi, Yangtze), lungo c. 6400 km. Le valli solcate da questi due corsi d’acqua e dai loro affluenti rappresentano le terre d’origine degli Han, l’etnia maggioritaria tra i moderni abitanti dell’Asia orientale, e in esse si sono sviluppate le più importanti culture dell’antichità. Per secoli i cinesi hanno ritenuto che la pianura del Fiume Giallo compresa tra le montagne dello Shanxi, Shaanxi e Henan a ovest e le montagne dello Shandong a est fosse la culla dell’intera umanità: la civiltà da qui si sarebbe propagata in tutto il continente, e persino oltre i suoi confini. Oggi si tende a considerare il passaggio dal Paloeolitico all’epoca storica come il risultato di un continuo processo d’interazione avvenuto su base continentale tra sfere d’influenza regionali e macroregionali. Sotto l’enorme quantità di loess depositato nel corso dei secoli (a una media di oltre un miliardo e mezzo di tonnellate all’anno) si trovano le fondamenta di mura cittadine, palazzi e complessi tombali ricchi di tesori di inestimabile valore che l’archeologia un po’ alla volta restituisce.

Nel corso dei secoli è stata creata una rete di vie fluviali sempre più articolata, costituita da fiumi e canali artificiali, utilizzati per la navigazione, l’irrigazione e per deviare le acque durante le frequenti piene. Storicamente il più importante è stato il Canale Imperiale voluto nel 605 dall’imperatore Yangdi per collegare Tianjin, nei pressi di Pechino, e Hangzhou, nello Zhejiang, in buona parte ancora utilizzato. Percorre quasi 1800 km, unendo canali preesistenti a diversi fiumi e dopo Hangzhou continua il suo percorso fino a Suzhou, nel Jiangsu. È cinese la metà delle dieci dighe più imponenti al mondo. Quella delle Tre Gole, sul Fiume Azzurro, nello Hubei, è la più nota e più di ogni altra ha attirato l’attenzione degli ambientalisti di tutto il mondo: alta 185 metri, lunga oltre 2,3 km, ha un bacino di oltre mille km2, lungo oltre 600 km. Il record di altezza spetta però alla diga Jinping 1, costruita sull’ansa del fiume Yalong nel Sichuan: l’argine raggiunge i 305 metri, il suo bacino supera i 102.000 km2.

I fiumi cinesi, mitiche fonti di energia e di vita, necessitano di importanti interventi di depurazione: in molti casi le loro acque sono così inquinate dagli scarichi industriali e fognari da non essere utilizzabili nemmeno per l’irrigazione, così come non sono più potabili l’80% delle acque di falda, stando ai dati forniti dal Ministero delle Risorse Idriche. Si tratta di un’emergenza drammatica, come ha sottolineato l’ex ministro alle risorse idriche Wang Shucheng: “Combattere per ogni goccia d’acqua o morire: questa è la sfida che sta affrontando la Cina”. Speriamo che alle parole seguano i fatti.

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