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Potere e società in Cina

Dibattito con Angela Pascucci, Claudia Pozzana e Amina Crisma

 

Il 22 novembre alle 18 al Centro sociale Costa di Via Azzo Gardino 48 si è tenuta la presentazione del libro di Angela Pascucci Potere e società in Cina. Storie di resistenza nella grande trasformazione (ed. dell’Asino), promossa dal Circolo de il manifesto di Bologna. Ne hanno discusso con l’autrice, giornalista esperta di Cina, Claudia Pozzana, docente di Lingua e Letteratura Cinese, e Amina Crisma, docente di Filosofie dell’Asia orientale all’Università di Bologna.

Il libro di Angela si articola in tre parti (operai, contadini, intellettuali); nasce da un lavoro di inchiesta volto a esplorare le grandi trasformazioni sociali e culturali determinate dal processo di modernizzazione che ha avuto luogo in questi anni, e che ha prodotto profonde contraddizioni fra le aree sviluppate e le aree povere del paese, fra la città e la campagna, fra una nuova borghesia protesa verso crescenti livelli di consumo e un vasto proletariato che vive in condizioni brutali di sfruttamento. L’industrializzazione e l’urbanizzazione, oltre a causare immani problemi ambientali, hanno generato una lacerante tensione fra i contadini espropriati della terra e le autorità che spesso hanno avuto il volto di una burocrazia avida e corrotta. Si registra una crescente divaricazione fra il bisogno di esprimersi e di comunicare di nuovi soggetti sociali,  giovani in particolare, che usano la rete come strumento di dibattito e di aggregazione, e il persistente controllo autoritario sull’informazione esercitato dal Partito e dal Stato.

Tutti questi aspetti sono messi in luce nel libro attraverso un modalità peculiare, che consiste nel restituire piena visibilità, di contro alle astratte generalizzazioni predilette da un certo giornalismo sensazionalistico, alle persone intervistate e alla concretezza delle loro storie, varie e diverse, e però accomunate dall’essere tutte forme di resistenza: resistenza alla sopraffazione, resistenza a esser ridotti a formiche, a puri ingranaggi di un meccanismo senz’anima. E’ un vasto mosaico che si compone così attraverso le loro narrazioni: da quella di Feng Yuan, che lavora a un portale Internet per lavoratori migranti, a quella di Li Xinping, laureato alla Normale di Pechino, la cui vicenda è emblematica della frustrazione della generazione nata dopo il 1980, il cui sogno di riscatto sociale e di ricchezza è stato disatteso, dal racconto della cinquantenne signora Wu, contadina espropriata che deve escogitare qualche espediente per campare, a quello dei ventenni fondatori di una comunità LGBT (Lesbian gay bisexual and trasngender), a quello dell’avvocatessa che si cela sotto lo pseudonimo di Li, e che attraverso la propria esperienza racconta le dinamiche e i meccanismi del mondo giuridico cinese.

Sono molti gli spunti di riflessione offerti dal libro, che se da un lato offre un drammatico spaccato della realtà cinese contemporanea, dall’altro ne riconosce l’estrema vitalità, foriera di speranze, e si chiude con la domanda tuttora senza risposta formulata da una grande sinologa, Edoarda Masi, scomparsa nel 2011: “la Cina non saprà dirci più niente di diverso da quanto sappiamo già?”

 

a cura di Amina Crisma

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