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Investimenti pubblici priorità in Regione

Simonetta Saliera

 

Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna

 

Di solo rigore e di ottuso monetarismo l’economia reale (quella fatta di imprese e di lavoro) muore. È ormai chiaro che senza una seria politica di rilancio degli investimenti pubblici nemmeno la migliore politica di riduzione della spesa e di “taglio” dei rami secchi produce quell’effetto che da anni tutti, istituzioni e parti sociali, ci aspettiamo: una ripresa che ridia serenità e dignità al mondo del lavoro.

Come correttamente ha osservato il Presidente di Confindustria Maurizio Marchesini chi ha le spalle più grosse deve assumersi maggiori responsabilità. Per questo è giusto insistere sul governo affinché nei prossimi provvedimenti (a partire dal piano annunciato per il prossimo luglio) ci siano interventi concreti sulla riduzione della tassazione sul lavoro perché il paradosso per cui i lavoratori italiani sono quelli con i salari reali più bassi d’Europa, ma allo stesso tempo sono quelli che costano di più alle imprese non è più sopportabile. Se è vero che l’Italia (grazie al sacrificio e all’immiserimento della parte già più fragile della popolazione che ha pagato e sta pagando i conti di una crisi di cui non ha colpa) è uscita dalle procedure di infrazione sul debito previste dalla Ue, è altrettanto una realtà che la ripresa dall’economia è ancora di là da venire. In questi anni, segnati da manovre economiche scritte più col filo spinato che con l’inchiostro, la Regione ha assicurato il mantenimento di servizi fondamentali come il trasporto pubblico, la sanità, le politiche per lavoro e impresa anche a fronte dell’azzeramento dei trasferimenti da parte dello Stato.
Grazie ad una propria legge regionale nel triennio 2010-2013 ha sbloccato oltre 300 milioni di euro di potenzialità di spesa di Comuni e Province: si tratta di risorse che gli enti locali hanno usato per pagare i fornitori, dando liquidità a un sistema imprenditoriale alle prese con una fortissima crisi creditizia. Si tratta di soldi che Comuni e Province avevano in pancia, ma che senza le nuove norme regionali sarebbero rimasti inutilizzati a causa dei vincoli delle leggi statali in materia di patto di stabilità e sarebbero state risucchiate nella voragine del debito pubblico nazionale. Sempre per sostenere la liquidità delle imprese, nei giorni scorsi la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato un progetto di legge che, partendo da quanto previsto dai provvedimenti nazionali, reperisce le risorse affinché le Aziende Usl possano accorciare i tempi dei pagamenti ai fornitori in sanità per 423 milioni di euro già nei prossimi mesi, mentre una seconda tranche altrettanto significativa è prevista per il 2014. Di forte impegno è anche l’assestamento di Bilancio 2013 pari a circa 120 milioni di euro dove sono previste risorse per realizzare opere già cantierabili (contrasto al dissesto idrogeologico, progetti Dup, Bat di Bologna, riduzione del divario digitale), fondi per l’agricoltura, il turismo, la sanità. Crediamo fortemente in politiche pubbliche sul territorio e che si accompagnino a scelte fondamentali in materia di semplificazione amministrativa (settore dove si sta operando per ridurre il più possibile le richieste di certificazioni e permettere ai cittadini di svolgere un maggior numero di pratiche attraverso la telematica) e riordino dei livelli di governo sul territorio. In questo biennio, purtroppo, abbiamo assistito a un balletto a tratti grottesco da parte di Governo e Parlamento: Province prima abolite e poi resuscitate, enti prima indicate come il capro espiatorio e poi riabilitate a patto di “cancellare” il livello politico elettivo.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: dipendenti spaventati e sfiduciati. La Regione Emilia-Romagna, insieme alle forze sociali sta affrontando il riordino territoriale con la definizione di 46 ambiti ottimali con Unioni di Comuni come sistema di cooperazione tra di loro per ridurre i costi di gestione e liberare risorse per investimenti, servizi e cura del territorio e accompagnamento per quelle realtà che scelgono la sfida della fusione. I problemi di riforma e di cambiemento richiedono conoscenza della realtà. Condivisione e consapevolezza del fatto che il pubblico è al servizio dei cittadini e delle imprese per risolvere i problemi che non sono mai gli stessi, ma si presentano in modo sempre diverso. Stiamo lavorando con determinazione in accordo con gli enti locali e le parti sociali. L’esperienza dimostra che questo è l’unico modo per tradurre obiettivi in fatti concreti.

13 giugno 2013 – Il Corriere di Bologna

 

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