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Competitività e investimenti per uscire dalla crisi, le risorse ci sono ma vengono trattenute dalle banche di Maria Grazia Troiano

Il governatore della Banca centrale europea punta il dito contro la mancanza di finanziamenti per le piccole e medie imprese: “Sconcertante, fanno i tre quarti dell’occupazione”. L’economia ha ancora grandi problemi, bisogna “guardare con sobrietà alla crisi”


 MILANO 
- Una ramanzina bella e buona nei confronti degli istituti di credito d’Europa. A farla  è in prima persona il governatore della Bce, Mario Draghi, che è intervenuto all’Università di Amsterdam. Secondo il numero uno dell’Eurotower “se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l’Eurozona sono gravi”. L’attenzione si sposta in particolare sulle piccole e medie imprese, che come noto rappresentano la quasi totalità del tessuto produttivo di un sistema economico come quello italiano. “E’ particolarmente sconcertante”, sottolinea Draghi, che le pmi soffrano più delle grandi aziende, “dato che fanno i tre quarti dell’occupazione”. La Bce, sottolinea il suo presidente, in ogni caso “non può e non vuole sovvenzionare banche insolventi”.

Sarà sconcertante, ma lo stesso Draghi riconosce che “sono le Pmi a soffrire in modo relativamente maggiore, rispetto alle grandi società” della mancanza di credito a tassi ragionevoli, in quanto le big “hanno un migliore accesso ai mercati del capitale e sono meno dipendenti dal settore bancario”. A tal proposito, per quanto riguarda l’Italia, la Cgia di Mestre ricorda che l’81% circa degli oltre 1.335 miliardi di prestiti erogati dalle banche è concesso al primo 10% degli affidati, ovvero alla migliore clientela che però denuncia anche un livello di insolvenza altissimo, vicino al 78%. Il rimanente 19% invece, è distribuito invece alle famiglie, alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi che, di fatto, costituiscono la quasi totalità, vale a dire il 90%, dei clienti dei nostri istituti di credito.

Il governatore ha anche speso alcune parole sulla crisi europea: anche se ci sono miglioramenti rispetto al picco della crisi, “nondimeno, all’orizzonte congiunturale dell’Eurozona si stagliano ancora grossi problemi”. Questa situazione, ha sottolineato Draghi, “dà il via ovviamente a una serie di appelli all’intervento da parte delle autorità che hanno la responsabilità di guidare l’economia in queste acque tempestose”. Ma, per rispondere a questi appelli, è necessario prima “guardare con sobrietà alle ragioni di questa crisi”.

La ricetta indicata per superare l’impasse economica è una: “Ritornare alla competitività”. Per Draghi “operando in un contesto di unione monetaria, l’unico modo per ritrovare competitività è perseguire in modo determinato e ambizioso un’agenda di riforme strutturali”. Questa agenda deve prevedere “una serie di misure a livello nazionale con le quali si assicuri che i mercati del lavoro e dei beni siano pienamente compatibili con l’unione monetaria”. Un aspetto specifico è, inoltre, “la lotta agli interessi di parte che ostacolano la concorrenza, alle debolezze strutturali della produttività, permettendo, quando è necessario, degli aggiustamenti nominali”. Importante anche il meccanismo unico di sorveglianza bancaria, “un primo passo importante”, al quale è però “importante affiancare un meccanismo unico di risoluzione”, in grado di ristrutturare e gestire preventivamente i fallimenti bancari.

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