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di Andrea Sintini
In questo 2017 che è appena iniziato dobbiamo già porci obiettivi alti e difficili. L’obiettivo dell’anno deve essere per forza la battaglia ai populismi.
Questa deve essere battaglia ideale e di programmi. La battaglia ideale deve per forza essere un conflitto basato sulla riconquista dei nostri valori di solidarietà, uguaglianza e progresso e sul nostro riconnetterci emotivamente alla nostra gente. Riconnetterci vuol per forza dire avere messaggi chiari, semplici per spiegare percorsi complessi.
Spiegare semplicemente da che parte stiamo, dove vogliamo andare e cosa faremo. Chiedere poi, senza eccessiva complessità, la partecipazione emotiva, intellettuale, morale ed anche fisica delle persone che si riconoscono nel processo di cambiamento.
Organizzare queste forze, dargli delle risorse, anche economiche, deve essere un passaggio non secondario della nostra battaglia.
Combattere sui programmi significa individuare senza fumosi messaggi metapolitici i nostri obiettivi.
I nostri obiettivi sono sempre quelli e devono essere:
il miglioramento progressivo nei test PISA di tutte le scuole di ordine e grado. Il miglioramento soprattutto dei risultati delle fasce di popolazioni più povere e del sud che vivono una situazione incompatibile con un futuro fatto di democrazia
il miglioramento dell’università fino a raggiungere il miglior livello medio nel mondo nei prossimi 50 anni
la demografia da risolvere o con aumento di natalità o con immigrazione e spiegare a tutti che una terza soluzione non c’è
il sud da recuperare attraverso politiche già sperimentate nell’Europa dell’est post caduta del muro e di altre nazioni sottosviluppate
lo sviluppo dell’economia, con particolare attenzione al costo dell’energia, della ricerca e sviluppo, delle infrastrutture e della disastrosa produttività nel settore dei servizi
il rapporto tra ricchezza e povertà, chi ha di più dovrà dare di più e chi ha di meno dovrà dare di meno. Su questo non ci devono essere equivoci(ad esempio riprendendo la legge della tassa prima casa di Prodi) e chi è più povero non può essere condannato ad esserlo, mai.
Chiunque porterà avanti queste idee non solo sarà meritevole dell’appoggio di milioni di persone, ma anche del fatto di aver pensato per la prima volta ad un progetto che guarda al futuro per la prima volta da quando negli anni ’50 e ’60 quando la scelta di Enel, Eni e finsider diede l’ossatura sulla cui rendita hanno campato tutte le generazioni a venire.
Speriamo che nel la discussione che ci sarà a latere del congresso del partito democratico possa recepire un eco di queste idee e dibatterne.
Sarebbe già questo un bel cambiamento.
Milano 4 gennaio 2017