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Meta-stato e stato di necessità

Siamo tra i paesi a più forte impianto normativo, basti pensare che il rispetto del patto di stabilità è stato inserito nella costituzione. Allo stesso tempo siamo tra i paesi industrializzati (e non) con il più alto grado di corruzione e di mancato rispetto delle  normative fiscali, giuridiche.

Lo Stato preposto al rispetto della legge e alla sua applicazione è particolarmente rigido solo con i  soggetti a basso potere contrattuale.

In altri termini la società italiana è divisa in classi di cittadini differenziati a seconda del grado di elusione della legge. Parallelamente a questo si assiste alla formazione di alcuni specialisti (avvocati, commercialisti, uomini di finanza) facilitatori di tale sistema.

Gli elusori quelli che operano nel sottobosco legale e fiscale giustificano il loro comportamento adducendo come motivazione “lo stato di necessità”.

A fronte di una imposizione fiscale che è sempre più alta  – per quelli che non riescono ad eluderla – gli elusori hanno assunto un ruolo socio economico che addirittura presenta dei risvolti etici: essi dicono “se onorassi i miei impegni di cittadino la mia attività sarebbe destinata a fallire e con loro l’indotto famigliare che ne trae sussistenza”.

Lo stato di necessità è alla base del fenomeno della costituzione dell’enclave socio-economica cinese di Prato. Per non far affondare l’economia decotta pratese le Autorità hanno permesso di creare una realtà cinese extra-territoriale completante deregolamentata. Oppure le  stesse Autorità hanno favorito l’abusivismo edile organizzato (vedi il caso Sardegna) perchè il settore delle costruzioni

versava in stato di necessità.

Mi chiedo se questa versione di meta-stato, ovvero uno Stato nello Stato, è frutto di una crisi economica sistemica o è l’assenza di uno Stato che rende iniquo e quindi passibile di crisi il modello economico attuale ?

 

Sarei propenso a pensare che il risanamento/sostenibilità dell’economia nazionale non può passare attraverso la tacita accettazione di comportamenti fraudolenti e vorrei dire a tutti quelli che si appellano allo stato di necessità che stanno creando un mostro istituzionale che risponde unicamente ad egoismi personali.

L’impresa ha un valore (non solo etico ma anche economico) solo se risponde a principi di equità ed è in armonia con il tessuto sociale in cui opera, altrimenti si crea un sistema di competitività fraudolenta che giova a poche ma che lede molti.

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