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a href=”http://www.datalexis.it/wp/informa_riformalavoro/wp-content/uploads/2012/04/tribunale.jpg”>Rischio ingorgo sulle cause di lavoro. Se i correttivi promessi dal Governo non diventeranno subito operativi – in primis la conciliazione – il promesso “rito breve” sui licenziamenti dovr? far fronte a un boom di liti nei Tribunali. A fine 2011 le controversie pendenti in primo grado, infatti, sono aumentate del 9% e quelle nuove del 24% per il lavoro privato, mentre sul fronte del pubblico impiego le cifre salgono rispettivamente a +27,5% per gli arretrati e +62% per i nuovi procedimenti. I numeri elaborati sui dati della direzione generale di statistica del ministero della Giustizia parlano chiaro: complice la crisi e le novit? introdotte dal Collegato lavoro – che ha imposto nuovi termini per l’ impugnazione dei licenziamenti – l’ arretrato si ? fortemente appesantito negli ultimi due anni. In pi? le forze in campo sono assai limitate: nei Tribunali sono 453 (426 giudici e 27 presidenti di sezione) per 284.365 processi pendenti in materia di lavoro privato e pubblico impiego. L’ equivalente di oltre 600 cause all’ anno per magistrato. E il ritornello non cambia nelle Corti d’ appello, dove i giudici del lavoro sono 181 (28 presidenti e 153 consiglieri) per 62.316 processi (lavoro privato e pubblico impiego): in pratica 344 fascicoli a testa. Una situazione critica, denunciata a gran voce su tutto il territorio (si veda l’ anticipazione sul Sole 24 Ore del luned? del 26 marzo), sottolineando come il problema pi? grave sia la mancanza di turnover, per cui buona parte dei magistrati che lasciano il servizio non viene sostituita, con il risultato che oggi i posti vacanti sono una sessantina tra Tribunali e Corti d’ appello. Il Tribunale di Bari, ad esempio, segnala ?una carenza di organico che determina un clima giornaliero di emergenza?. E a Brescia, i giudici della sezione lavoro sono quattro, con una media di 950 cause pendenti all’ anno a testa. Sette i giudici a Catania – rispetto a un organico a pieni ranghi di dieci -, con un contenzioso aperto di 24.693 fascicoli, che sale a 25.383 con i procedimenti speciali e cautelari. Sempre in Sicilia, da Palermo il presidente della sezione lavoro Antonio Ardito evidenzia l’ incremento boom delle controversie: +55,3% nel 2011, con un +20% delle cause sui licenziamenti e il raddoppio di quelle relative al pubblico impiego, proprio quando il pool di magistrati ha registrato la perdita di due elementi, trasferiti ad altra sede dal dicembre dell’ anno scorso (ora i giudici sono sette). Incrementi record anche a Bologna, dove i nuovi fascicoli nel solo 2011 sono stati superiori di quasi il 48% rispetto alla media di quelli arrivati nel decennio precedente. A Genova nell’ ultimo anno le cause presentate sono aumentate del 39% con un organico di otto giudici. Mentre l’ economista Tito Boeri segnala alcune cifre per il Veneto: 23mila i licenziamenti individuali nel 2011 per 23 giudici del lavoro, l’ equivalente di mille casi a testa da valutare per anno. Sul fronte della durata delle cause, sul territorio la situazione ? assai diversificata: si va dal caso virtuoso di Milano che chiude le liti in sei mesi e mezzo, alla maglia nera di Catania, con durata media di 4 anni. A livello nazionale – in base ai dati del ministero di Giustizia – i tempi necessari per arrivare al giudizio di primo grado sono in media di un anno e sei mesi per le cause di lavoro privato, mentre quelle di appello durano 2 anni e mezzo. Simili le durate del contenzioso per il pubblico impiego: un anno e cinque mesi in primo grado, mentre la sentenza di appello arriva dopo 2 anni e otto mesi