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Uno spettacolo triste: il dibattito del Partito Democratico sulla legge elettorale

In questi giorni assistiamo attoniti ai livelli infimi del dibattito nel nostro partito. Si fa veramente fatica a comprendere di cosa si stia parlando e valori altissimi, parole di latinorum rotondo vengono sprecate per descrivere pratiche vacue, dettagli insignificanti, che con quei concetti hanno ben poco a che spartire.

Da una parte una difesa preconcetta di una legge inguardabile e poco rispettosa della tradizione italiana e della rappresentatività.

Dall’altra persone che a quella legge oppongono maquillage che la cambierebbero in forme forse ancor più deleterie (che tristezza vedere persone che contro le preferenze hanno giustamente lottato per una vita brandirle come bastione democratico).

Dall’altra c’è il mondo che li guarda e fatica a capirli. Capire di cosa si stia dibattendo, capire per quale motivo si dibatte e capire come possa centrare il votare si o no alla costituzione sulla scorta di una decisione da presa su un’importantissima legge ordinaria.

Anche per persone appassionate di politica questo dibattito appare surreale.

Appare surreale che per l’ennesima volta nessuno abbia puntato ad un rapporto diretto sul territorio. Appare surreale  che per l’ennesima volta il compromesso non sia stato un minimo comune denominatore tra diverse istanze ma un patchwork tra quello che ogni membro aveva portato come sua istanza. Così non si va da nessuna parte.

Se la la sinistra del partito fa le barricate su minimi aspetti della  legge elettorale e non sull’abolizione della tassa sulla prima casa per i ricchi fa una figura misera. Misera con odor di incompetenza. L’ala maggioritaria che, diamogliene atto, ha avuto tante ragioni in termini tecnici negli ultimi mesi, a non puntare ad una legge più rappresentativa dei territori (ad esempio un mattarelum con premio) dimostra che in fondo è più amica della sua maggioranza politica di quanto lo sia della democrazia.

Il partito deve e può cambiare. Se protratto questo spettacolo porterà i grandi sforzi  dei nostri tecnici (in primis Padoan e Gutgeld) a vanificarsi nel nulla e consegnerà il nostro paese nelle mani di una manica di incompetenti che ridurrà il paese come sta riducendo Roma.

Attacchiamo le forme di inefficienza dello stato, combattiamo gli squilibri sociali, votiamo si alla riforma costituzionale ma miglioriamola subito dopo(magari facendoci aiutare da abili costituzionalisti non da giovani presunti giuristi), insomma rimettiamo la barra in posizione e cerchiamo di portare il paese fuori dalle secche.

Se potessi parlare con Renzi gli direi:

smettiamola di litigare inutilmente, troviamo sempre seri e  veri compromessi dopo aver litigato duramente e cerchiamo di lavorare. Il paese ne ha bisogno e non abbiamo molto tempo… la storia ha già messo la freccia o acceleriamo ora oppure ci supererà.

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