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Fare Microcredito

Nella splendida cornice di palazzo Hercolani a Bologna, si è svolto il seminario internazionale  faremicredito.it, per condividere i risultati di una ricerca multidisciplinare nata dalla collaborazione tra Università di Bologna, Unicredit Foundation e Grameen Trust.

Tra gli aspetti più interessanti della ricerca c’è l’individuazione del Territorio come attore principale per lo sviluppo di progetti di Microcredito, destinati ad alcune categorie di esclusi che attraverso i prestiti solidali diventano risorse preziose per lo sviluppo di una nuova economia locale.

Noi riteniamo che la Regione Emilia Romagna costituisca un terreno fertile per il rilancio di un nuovo modello economico “embedded in society”, cioè fortemente basato sugli aspetti relazionali e sul capitale umano.
Ciò che la Regione sta mettendo in atto è un processo di conoscenza diffusa che, partendo dall’alfabetizzazione finanziaria, trae poi dalle scienze umane gli strumenti per declinare al meglio l’inclusività sociale, che è fattore storicamente caratterizzante di questo territorio.

Il modello cooperativo guida alla formazione di reti e filiere creando le condizioni necessarie per assicurare la resilienza dei sistemi sociali che riproducono la fertilita economica di risorse comuni, orientando anche i principi di funzionamento di citta o aree vaste.
L’obiettivo economico diventa la sostenibilità che trae dall’aggregazione sociale ed economica il modello del “WORKING TOGHETER”.

La corposa letteratura che tratta il tema del microcredito, ci descrive il fenomeno nel quale le reti sociali informali, generate da rapporti familiari o amicali, sono il perno del sistema perché garantiscono sostegno economico e sociale.
La nostra riflessione parte da questo assunto per immaginare quali potenzialità possono nascere da un territorio nel quale associazioni, circoli, sindacati, costituiscono reti di carattere formale e fortemente capillari.
L’estensione dei luoghi di dialogo costituisce il proliferare di idee e di mezzi che le sostengano, contrapponendosi al fenomeno dela solitudine generata dal disagio economico che la crisi ha fortemente alimentato.

La crisi è stata delineata come uno spartiacque tra ieri ed oggi, differenziando poveri ed esclusi da coloro che per appartenenza ad un territorio o ad una rete sono riusciti a sopravvire alle difficoltà.

Nei lunghi anni della crisi che ancora perdura, si è fortemente percipita l’assenza del ruolo delle banche che non hanno saputo trasformare la posizione di svantaggio in sviluppo per gli Individui e le Imprese e le Comunità con cui hanno interagito.

Il ricorso alle banche è stato fortemente scoraggiato perché c’era la percezione di un rifiuto a priori, dettato da regole e indicatori poco adatti all’indisponibilità di risorse trasversale che la crisi ha generato.

Partendo da questo dato riteniamo che si possa cambiare il corso degli eventi cominciando a fornire strumenti di comprensione del settore creditizio per arginare il sovraindebitamento ma soprattutto il ricorso a reti di finanziamento illegali.

Le Banche, colpite anch’esse dalla crisi, potrebbero diventare punto di riferimento e di sostegno al Microcredito sviluppando nuove professionalità basate sulla convergenza di saperi finanziari, sociali e relazionali e creando una connessione con gli incubatori territoriali e le start up che stanno cogliendo questa sfida.

Poiché il Microcredito deve aver costi bassi per agevolare lo scambio tra un soggetto che presta e uno che riceve, le banche non possono intervenire con la loro struttura perché onerosa, l’unica via per agire è erogare il servizio con una visione di sostenibilità che intrecci gli interessi dei vari portatori aldilà della mera filantropia.

Noi immaginiamo che dagli interessi convergenti sul territorio, le banche possano diventare volano per la crescita di un settore produttivo vero, che generi e riproduca risorse, aumentando la sostenibilità del sistema e andando contro l’implosiva capacità produttiva del sistema.

Sviluppando le tematiche della ricerca, provando a dare una risposta operativa ai quesiti e alle esigenze degli operatori di microcredito in Emilia-Romagna, riteniamo necessario proporre a tutti gli attori la creazione di una Piattaforma finanziaria di crowdfunding  gestita dalla Regione, con partecipazione diretta al capitale di tutti i soggetti (associazioni, enti locali, no profit) che hanno nella loro mission sociale lo sviluppo del microcredito come progetto di inclusione sociale e sostegno del territorio.

Questo permetterebbe anche di accedere direttamente al risparmio delle persone e degli Enti che intendono sostenere questi progetti, attraverso la messa a disposizione di una piccola parte delle loro liquidità.
Il modello organizzativo è una piattaforma web che consenta ai prestatori di scegliere i progetti e i soggetti destinatari.
L’esperienza più significativa in questo campo è il sito kiva.org che non remunera i prestatori che sostengono i progetti di microcredito in oltre cento Paesi del mondo, con una conoscenza diretta dei prestatori rispetto ai soggetti beneficiari.

In questo ambito potrebbe essere molto significativo utilizzare tutta la strumentazione di sostegno alla creazione di nuove imprese “start up” per trasformare il progetto in un soggetto che possa anche cedere agli operatori finanziari i crediti erogati, utilizzando l’emissione di titoli con caratteristiche fortemente etiche, titoli che potrebbero essere inseriti nei portafogli dei principali operatori finanziari ma più specificatamente delle fondazioni bancarie della Regione.

La creazione di opportunità di crescita basate sulla formazione, sul lavoro, sulla responsabilità sociale e sul welfare di comunità, possono costituire quel volano finanziario per il rilancio dell’economia territoriale, perché la crisi ci ha insegnato che nessuno può salvarsi dal pericolo di esclusione sociale.

Sabina Porcelluzzi  – Segretaria generale Fisac Cgil Bologna

Angiolo Tavanti – Presidente Associazione Valore Lavoro

One Response to Fare Microcredito

  1. andrea Rispondi

    8 giugno 2014 a 21:31

    dal punto industriale funziona… politicamente mi verrebbe da dire: speriamo(sono ottimista):

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