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Una visione d’insieme: proposte per l’economia italiana

Andrea Sintini a Oxford

di Andrea Sintini

The cry of the poor is not always just, but if you don’t listen to it you will never know what justice is (cit. Howard Zin,  People history of the united states).

Quello che più stupisce nelle recenti discussioni sull’economia italiana è la totale assenza dell’attore più grande in campo: lo stato.

Infatti, in ogni analisi esso tende sempre ad essere visto dagli economisti, dai  presunti esperti e dai tecnici del mondo politico come un ente esogeno il cui apporto può essere considerato solo in termini quantitativi( livello della spesa pubblica) e non qualitativi (cambiamenti economico sociali/stimoli al sistema/indirizzi impliciti ed espliciti). Questo è sicuramente un punto di vista ideologico che non riconosce un ruolo economico allo stato. Lo stato è di fatto un’organizzazione complessa e come tale va trattata. Chi direbbe che la Apple senza quel tipo di management sarebbe sempre la Apple? Non si capisce perché lo stesso quesito non ce lo si ponga sulla qualità manageriale dei funzionari di stato.

Un partito di sinistra, con ogni gradazione che si vuol dare all’intensità della famiglia del colore rosso,  deve domandarsi innanzitutto due cose:

come portare avanti in termini innanzitutto economici poi culturali, sociali, politici il paese e contemporaneamente costruire le basi perché questo avanzamento riesca ad essere percepito e condiviso dalla maggior parte della popolazione possibile.

Per cercare di spiegare come andrebbe implementata la bozza si dovrà per forza partire dall’analisi dell’esistente per poi andare a fare proposte concrete che possano migliorare da subito la realtà  per poi concentrarsi su un miglioramento incrementale nei successivi 5 anni.

L’economia, come si diceva sopra, è formata dallo stato (per poco più del 40% del pil nel caso italiano)- unica entità direttamente controllabile dalle forze politiche- e dai cosiddetti animal spirits che per fortuna non sono così selvaggi come la definizione tenderebbe a far credere e dai consumatori (lavoratori dipendenti più i due soggetti di cui sopra in altra veste).

Una politica economica di centrosinistra seria dovrà in questo contesto per forza di cose fare scelte difficili per cercare di rendere lo stato efficiente ed, oltre a questo, creare un ambiente all’interno del quale le imprese possano prosperare.

Consapevoli che le soluzioni sono molte e diverse in questo programma si prenderanno in considerazione solo quelle compatibili con il pieno sviluppo dell’essere umano come figura sociale

Eviteremo quindi per una volta quelle che non sono compatibili con i nostri valori e le nostre volontà.

Ma cosa intendiamo per compatibili con i nostri valori e le nostre volontà? Per portarla a paradosso si potrebbe dire che l’ambiente più efficiente per una produzione di prodotto a basso valore aggiunto export oriented  sia una galera: pochi diritti, salario bassissimo, massima efficienza e flessibilità. In tutta evidenza questo non è un obiettivo auspicabile da alcun angolo politico lo si possa voler valutare ma a maggior ragione se si valuta da una prospettiva di sinistra. Ecco, tutte le proposte che si troveranno qui elencate avranno questo metro di giudizio e cercheranno di proporre sempre equilibri tra l’efficienza e l’equità.

Proveremo qui di seguito a dare  un’anali distinta per lo stato come agente economico, le imprese, i professionisti, i consumatori per poi ricomporre al termine il quadro d’insieme che il partito democratico dovrebbe imporre una volta al governo del paese.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento(Costituzione della repubblica italiana).

La NAZIONE

L’Italia economicamente ce la farà solo se uscirà dalla crisi più unita e non meno. Non è solo una definizione di massima è un dato di fatto.

I cittadini del sud non solo hanno diritti in quanto appartenenti alla repubblica italiana, ma sono anche consumatori oltre a vivere nell’aria a più alto potenziale turistico del paese.

Un partito autenticamente nazionale deve partire da quest’analisi, senza però alcun pietismo o sconto su difetti  lampanti e storture evidenti.

Il sud versa in uno stato di abbandono per colpe congiunte di cittadini residenti ed emigrati del sud e del nord, classe dirigente del settore privato e classi dirigenti politiche.

Queste colpe non vanno ovviamente equi ripartite ma l’attribuzione spetta agli storici non ad un partito che invece deve tracciare le linee guida per uscire da quest’empasse ormai secolare.

Ma come?

Dividere per obiettivi ed applicare politiche completamente differenti nelle varie aree territoriali.

Economicamente ci sono due paesi in uno, bisogna riconoscerlo sapendo che, per definizione, quello a più alta potenzialità è quello più povero e quindi su di esso si misurerà probabilmente la nostra capacità di invertire il declino.

Una politica per il sud:

Primo

Il sud ha una carenza infrastrutturale evidente. Questa va colmata. I capitali devono essere reperiti ad ogni costo.

Secondo

La parte meridionale del nostro paese in alcuni punti ha un autentico problema di controllo territoriale, vanno ripristinate le garanzie per poter operare liberamente in ambito sociale a tutti  i cittadini. È una questione di ordine pubblico ma anche economico che deve essere raggiunto anche attraverso l’utilizzo di strumenti straordinari( magari estendendo ed ampliando il concetto della famosa operazione “vespri siciliani”).

Terzo

Porre limiti più stringenti per l’applicazione del commissariamento ad ogni livello. La parte politica dovrà contrattare, per non essere commissariata dal livello nazionale, condizioni stringenti di ritorno all’efficienza. Non è più tollerabile una situazione di servizio pubblico che rende i cittadini o sudditi  o turisti verso nord(Italia o Europa che sia) in cerca di servizi.

Quarto

Studio serio sull’aumento dell’incidenza del settore privato prospettando anche una fuoriuscita molto incentivata e solo su base volontaria per la creazione d’impresa ai dipendenti pubblici  specialmente in quei territori dove sono manifestamente in eccesso.

Quinto

Nulla dovrà mai essere a somma zero. Bisognerà cercare politiche condivise e creative per risolvere i problemi. L’obiettivo è migliorare.

Solo la condivisione degli obiettivi da parte della maggioranza della popolazione potrà portare a successi effettivi.

Sesto

La cultura.  Impiegare tutti i soldi a disposizione per la ricostruzione materiale delle istituzioni scolastiche e, quando questo non possibile, la loro messa in sicurezza oltre a procedere anche ad una razionalizzazione dei costi.

Il sistema universitario deve diventare un polo attrattivo nei prossimi 50 anni. Bisogna costruire un percorso che liberi le università da incrostazioni di potere specialmente nel  campo medico.

Utilizzando il posizionamento, la storia ed i luoghi si potrebbero individuare alcuni “flagship” a cui agganciare l’idea stessa di riscossa delle università meridionali.

IL NORD

Il nord ha forze più promettenti ma anche debolezze più preoccupanti del sud.

Molte delle cose che il partito democratico dovrebbe proporre di fare al nord verranno esplicitate nella parte riguardante lo stato e l’economia privata.

Qui rimarcheremo solo 3 tipi di oggetti che un partito di sinistra deve pensare di poter far sue in un piano di sviluppo economico:

il consumo del territorio- giunto a livelli di guardia- che dovrà essere per forza limitato al minimo indispensabile riutilizzando e bonificando la totalità delle aree dismesse e concentrandosi sul recupero e forte miglioramento(estetico ed energetico) delle città e dei territori rurali.

Un intervento sul Po’ seguendo il modello del Tago in Portogallo. Questo potrebbe richiedere ingenti risorse ma sicuramente il suo riverbero sarebbe importantissimo sulla zona turistica più avanzata del paese.

Prepararsi a diventare un hub sia logistico che a livello di servizi per tutte le aree a sud del mediterraneo. Le infrastrutture, con piccoli restyling, sono già operative. La politica si dovrà operare per un coordinamento che diventi coercitivo qualora il localismo esasperato diventi  un ostacolo sia per la crescita territoriale che per quella nazionale

LO STATO:

To starve the beast, but who’s the beast?

Ronald Reagan propagandava negli anni ’80 il fatto che lo stato fosse il problema dell’economia  e non la soluzione.

Ma  aveva ragione? Non proprio.

Lo stato, in quanto principale operatore economico del paese è sia soluzione che problema  dell’economia.

Ovviamente visto il suo peso nel mondo contemporaneo tutto ciò di positivo o negativo che fa è amplificato e si riverbera con forza sulla società.

Ma cosa dovrebbe fare il partito democratico una volta al governo o anche dall’opposizione?

Imporsi culturalmente sul versante delle spese. L’efficienza non è un pensiero di destra ma un fattore di trasparenza che permette alla comunità nazionale di risparmiare, al cittadino di avere un servizio in maniera neutra senza filtri di censo o amicizie ed alle aziende un canale dove poter vendere beni e servizi qualora essi abbiano un rapporto qualità/prezzo valido.

Quello che è di sinistra, o di destra, è cosa farci con la razionalizzazione della spesa pubblica e/o dello stato.

UN RISPARMIO DI SINISTRA

In questo momento ci sono due tipi di risposte alla contingenza economica:

1 aumentare la spesa

2 diminuire la spesa e contemporaneamente le tasse

Visto che la prima è solo marginalmente utilizzabile(anche se potrebbe essere una via nel brevissimo a patto di presentarsi ai mercati ed all’Europa con un vero piano per il paese) mentre la seconda aggraverebbe la recessione diminuendo i consumi(oltre ad aumentare ulteriormente le sperequazioni in un momento socialmente delicato come questo).

Quindi: che fare?

LA SPESA PUBBLICA

Paradossalmente l’inefficienza della spesa pubblica e della fedeltà fiscale(oltre all’efficienza della raccolta fiscale) offrono strumenti di sinistra quasi neutri che necessiteranno però di fortissima volontà politica e capacità manageriale:

Si dovrà quindi efficientare la spesa pubblica e spostare la stessa su capitoli di spesa più utili per il paese.

Il politecnico di Milano ha stimato che il solo applicare una robusta piattaforma di asta elettronica porterebbe risparmi di risorse per decine di miliardi di euro. Prendendo la parte bassissima della forchetta potrebbero essere risparmi per 30 miliardi.

Come?

Lo stato si farebbe acquirente su mandato delle entità periferiche per poi ricaricare i costi direttamente sugli enti periferici(includendo quindi le spese sanitarie).

Non ci sarebbero più futuribili costi standard da rispettare ma semplicemente costi effettivi con statistiche immediatamente disponibili e pubbliche.

Tutti i risparmi ottenuti nel breve andrebbero dirottati sulle spese in conto capitale(scuole, reti materiali , virtuali e finanziari, sanità stessa) creando così un circolo virtuoso della spesa.

Una riflessione va aperta sul capitolo di spesa organi costituzionali, riportando questi costi verso una media europea.

Filippo Taddei stima si possa parlare di circa l’uno per cento del pil. Anch’esso andrebbe riversato sulle spese in investimenti.

Altra riflessione va fatta sugli organi stessi dello stato.

L’accorpamento dei due corpi di polizia(militare e civile) diminuendo il numero di dirigenti e distribuendo i risparmi sulle migliaia di agenti che si occupano di difendere la coesistenza civile tra i cittadini, la ristrutturazione del corpo di accertamento tributario esattamente come proposta dal nostro deputato Yoram Gutgeld (eliminazione del corpo militare ed ampliamento dell’agenzia delle entrate su model IRS americano)  la rivisitazione degli strumenti di equitalia per permettere all’istituto di riuscire a recuperare in maniera efficace le somme rilevanti da riscuotere ed aumentare significativamente il livello di riscosso rispetto all’accertato( ora francamente ad un livello inaccettabile) magari estendendo il concetto di proprietario effettivo per evitare l’ignobile fenomeno dei nullatenenti contro il quale purtroppo anche molti cittadini si scontrano in processi dai quali escono vincitori.

Massima attenzione e sforzo andrà inoltre fatto per concordare un allentamento delle condizioni del patto di stabilità e crescita e del fiscal compact compatibile con un’intelligente e coerente politica di rivitalizzazione dell’economia nazionale che punti ad aumentare il volume del pil facendo diminuire più gradualmente il debito  ed il deficit al lordo del servizio del debito.

LA PRESSIONE FISCALE

Passare a tassare dalle persone alle cose (Giulio Tremonti)

La frase è stata citata appositamente per cercare di portare l’attenzione a quanto surreale sia il dibattito di questi giorni e su quanto questi vezzi e paletti da prime donne siano lontani dalle esigenze del paese e quanto tutte le persone libere, per quanto lontane dal nostro pensiero, lo capiscano perfettamente.

Cosa bisognerebbe fare dunque?

Porsi obiettivi chiari con numeri da rispettare per il recupero dell’evasione fiscale. L’evasione fiscale a questi livelli rende di fatti inutile ogni programma di sinistra.

Non ci può essere ridistribuzione partendo da dati falsati ed, anzi, il welfare finisce troppo spesso per premiare i furbi.

Ogni obiettivo di recupero di evasione fiscale andrà collegato ad una diminuzione programmata del cuneo fiscale.  Questo per un problema di equità ma anche di supporto sociale alla lotta all’evasione.

Quindi non un bieco contrasto di interessi ma per far  capire di come quando una cosa viene sottratta alla collettività qualcun altro deve sopperire a questa mancanza.

Questi numeri andranno programmati  e concordati con tutte le categorie sociali interessate e verificati in due appuntamenti: quello previsionale in fase di estensione del documento di economia e finanza  e quello consuntivo al DEF successivo.

Si dovrebbe predisporre una sessione parlamentare ad hoc per la discussione su questo tema per verificare l’adempimento degli impegni.

Ripensare alla possibilità di una dual income tax oltre all’allungamento transitorio della compensazione delle perdite in bilancio spalmandole su più anni vista l’eccezionalità di questo periodo storico.

Estendere il meccanismo agevolato delle start-up soprattutto quando queste siano collegati ad investimenti diretti esteri di ogni genere.

Compatibilmente con i vincoli di bilancio liberare risorse private attraverso la diminuzione delle imposte sulle persone fisiche partendo dall’aliquota più bassa.

La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai generali( George Clemanceu).

IL SETTORE PRIVATO

Il settore privato italiano convive da troppo tempo con nodi mai sciolti che bloccano l’enorme potenziale ancora presente derivanti dalle conoscenze accumulate, dal sentimento italico così genuinamente anarcoide ed intimamente correlato alla possibilità di creare nuova impresa, nuove idee e nuove tecnologie.

Ma un paese frammentato e culturalmente campanilistico non può marciare speditamente se non trova un’entità che riesca ad unire questi sforzi ed agevolarli nel raggiungimento dei propri obiettivi.

Purtroppo più che trentennale assenza di una politica degna di tale nome ha fatto perdere numerosi treni sui quali eravamo lanciati.

Dall’elettronica di consumo, alla telefonia, dall’informatica alla chimica il nostro paese non si è di certo tolto il gusto di affogare bambini molto robusti più o meno prossimi alla loro culla.

Ora è giunto il momento di cambiare pagina.

La politica può essere solo una parte della soluzione. Il partito democratico dovrà parlare con tutti, rendere ogni soggetto parte proattiva del cambiamento, ma dovrà portare verso una meta che porti vantaggi alla stragrande maggioranza della popolazione anche qualora essa dovesse scontentare alcuni nel breve.

Se i problemi comporteranno la diminuzione di lavoro in settori che vivono delle inefficienze del sistema la collettività se ne dovrà fare carico aiutando  le persone a riqualificarsi per ed essere così pronte ad affrontare un altro lavoro.

I problemi  sono noti:

La bassa innovazione( soprattutto di prodotto ed anche di processo) delle aziende italiane.

Una dimensione d’impresa mediamente inefficiente per il mondo economico del terzo millennio.

Una struttura proprietaria che tende ad accentuare eccessivamente la sovrapposizione tra management e proprietà

Il costo dell’energia troppo elevato

Una differenza molto alta tra costo del lavoro e retribuzione netta dovuta soprattutto ai cosiddetti oneri impropri

L’incapacità di creare nuove imprese

L’inefficienza e la bassa produttività del settore dei servizi

La scarsa capitalizzazione delle aziende

La bassa efficienza del settore finanziario

La mancanza di infrastrutture

LA BASSA EFFICIENZA DEL SETTORE FINANZIARIO E MANCANZA DI LIQUIDITA’

Questo è uno di quei classici nodi politici che non si è mai stato in grado di affrontare. Per ideologizzazione, per scarsa conoscenza del tema, perché a volte sembrava troppo metafisico e poco concreto.

Il partito democratico dovrà affrontare immediatamente il tema una volta al governo, ma anche dall’opposizione.

Lo scopo deve essere fare affluire il maggior numero di finanziamenti alle imprese di ogni genere(industriali, finanziarie di servizi) e creare un grado di professionalità interna che possa poi essere in grado di creare i germogli per quell’hub finanziario del mediterraneo che l’Italia ha già ospitato e che potrebbe tornare ad ospitare una volta risolti i vari nodi.

Dall’ipotesi bad bank con ricerca di ricapitalizzazione all’aumento del numero dei fondi sul modello del fondo strategico d’investimento e fondo italiano d’investimento.

Oltre a quello bisognerà utilizzare ogni mezzo politicamente percorribile a bruxelles per raggiungere l’unione bancaria Europea,  impedendo l’odiosa operazione di dumping de facto che alcune economie europee stanno portando avanti verso le altre approfittando di tassi d’interesse inferiori dovuti solo al fatto di essere cittadini di certe nazioni e non di altre.

Il partito democratico, pur dovendo rimanere un partito saldamente internazionalista legato alla famiglia del socialismo europeo, dovrà far sentire la propria voce insieme all’Italia tutta non per portare avanti l’interesse nazionale ma per evitare che l’egoismo nazionale altrui distrugga il nostro paese.

Deintermediazione  per la diminuzione degli oligopoli, professionalizzazione e valorizzazione dei lavoratori, aiuto del sistema bancario con l’ottica di aiuto delle imprese in difficoltà contrattando con l’unione europea in maniera proattiva il capitolo aiuti di stato e unità bancaria europea dovranno essere i fari di un serio partito di sinistra.

FAMIGLIA  E IMPRESA, DIMENSIONE, SOTTOCAPITALIZZAZIONE ET ALTRO

Tutti questi capitoli sono difficilissimi ed ogni governo degli ultimi 20 anni ha provato a confrontarsi con essi.

Nessuna soluzione miracolistica che annunciasse una soluzione rapida del tema sarebbe seria però bisogna cominciare a dividere due tipi di problemi per affrontarli con strumenti adeguati.

I due fattori però sono intimamente correlati.

Il primo è di ordine tecnico:

Un recente studio ha dimostrato una fortissima correlazione tra l’endemica sottocapitalizzazione rispetto ai concorrenti tedeschi ed il maggior carico fiscale a cui le nostre imprese sarebbero costrette.

Altri numerosi studi empirici dicono che le persone mantengono il controllo per poter trarre vantaggi dalla maggiore “flessibilità fiscale e di gestione delle risorse interne” che una dimensione non elevata ed un controllo totale dell’impresa consentono.

I mezzi tecnici per agevolare l’uscita da questo problema sono noti ed andranno attivati utilizzando un mix di alleggerimento fiscale e pretesa di maggiore fedeltà.

Ma questo è un capitolo che potrebbe essere intitolato: uno stato più serio.

Il secondo è più interessante ed è di carattere culturale e, quindi, politico.

Il partito democratico, nel limite in cui le finanze lo consentano ed a tendere in maniera sempre maggiore, dovrebbe considerare profitto la parte distribuita mentre come “capitale sociale”  tutto quello che venga utilizzato in azienda e quindi de facto utile alla crescita socio politica dell’impresa e con lei della nazione tutta. Per evitare abusi lo stato si dovrà dotare di adeguate leggi anche sul trasferimento all’estero sotto forme differenti da dividendi molto stringente ma l’idea che il capitale distribuito deve essere tassabile progressivamente, mentre quello non distribuito e destinato a investimenti dovrà essere tassato il meno possibile dovrà essere un’idea forte di un movimento progressista degno di questo nome.

Oltre ai due problemi per risolvere tutti i problemi legati al nanismo imprenditoriali dovrà dispiegare tutti gli strumenti di carattere fiscale(vantaggi per fusioni, way-out private equity etc., vantaggi per reti et altri) e culturale(seminari periodici per indirizzare verso le potenzialità di una crescita verticale) e tecniche(accompagnamento del sistema consulenziale/bancario per la ricerca di imprese potenzialmente sinergiche anche di piccole dimensioni per abbattere l’asimmetria informativa).

Andranno inoltre aiutati i programmi di “prestito manageriale” già presenti sul territorio nazionale.

Questa battaglia culturale è anche una battaglia che schiera pienamente il partito democratico italiano a fianco di coloro che ritengono la crescita economica una necessità indispensabile per  la crescita politico/sociale del paese).

COSTO DELL’ENERGIA

Il partito democratico dovrà lottare contro le lobby per aprire ulteriormente il mercato ma anche per diminuire tutti gli oneri impropri compresi quelli che consentono eccessivi guadagni  ai beneficiari di sussidi che non sono serviti, per colpa proprio della loro strutturazione, a creare una filiera industriale nel paese.

In ottica geopolitica bisognerà anche pensare alla massima diversificazione possibile delle fonti di energia sia in termine geografico che quantitativo e discutere seriamente del progetto desertech delle sue implicazioni economiche e geopolitiche.

 

INFRASTRUTTURE

Senza elencare le deficienze una per una è del tutto evidente che anche questo è un problema non più rinviabile.

Il partito democratico dovrà favorire la costruzione delle infrastrutture indispensabili  creando un quadro normativo certo, utilizzando i capitali che si renderanno disponibili in quel momento(di carattere privato e pubblico) e calendarizzarli seguendo ordini certi che seguano i principi di essere messi a bando con un ordine che segua la logica della facilità realizzativa dal punto di vista tecnico e della necessità impellente dal punto di vista del territorio di riferimento(sia esso locale o nazionale).

L’interesse collettivo, questa parola dimenticata,  dovrà ridiventare la parola fondamentale nel valutare la qualità dei progetti per un partito facente parte della sinistra europea

Altra battaglia realmente di sinistra è il superamento dei tre gradi di giudizio nel processo civile che impedisce di fatto la giustizia di chi subisce torti, limita lo stato di diritto ed è un iniquo vantaggio dei più forti sui più deboli.  Oltre ad essere una battaglia di sinistra quella sull’”infrastruttura legislativa” diventerebbe un fortissimo incentivo agli investimenti diretti esteri di cui l’Italia avrebbe molto bisogno.

SERVIZI

Non è possibile qui elencare tutte le categorie appartenenti ai servizi, ma sicuramente è possibile dire i principi che un partito di sinistra europea dovrebbe seguire:

regolare e legiferare seguendo solo l’intesse dei consumatori qualora questo principio non leda diritti inviolabili dei lavoratori del campo dei servizi

limitare al massimo possibile ogni privilegio derivante da rendite di posizione

eliminare le pochissime funzioni rese obsolete dalle tecnologie che portano solo addebiti eccessivi agli agenti economici (il notariato come lo conosciamo oggi ad esempio)

aprire l’accesso al massimo e favorire anche in questi settori dimensioni efficienti per poter farsi valere a livello internazionale.

START UP

Si dovrebbe dedicare un capitolo alle università  a cui esse sono intimamente legate.

Qui ci limiteremo a dire che si dovrebbero estendere i già ottimi incentivi sule s.r.l.  per i giovani fatte dal governo monti e portare l’età fino ai 45 anni.

Oltre a questo lo stato dovrebbe contribuire ad organizzare i capitali e a dedicare in via transitoria i profitti da way-out dei venture capitalist.

Oltre a questo è auspicabile un vasto piano di attrazione di “menti” dal mondo sia attraverso il canale universitario che attraverso una seria politica di recruiting universitario che si basi sulle migliori prassi mondiali e che riporti il paese che ha inventato l’università ai livelli che  merita.

Conclusioni

Tutto ciò che è stato scritto precedentemente può sembrare un libro dei sogni ma in realtà, se ci si pensa bene, è semplicemente un serio programma economico/culturale di un qualunque partito socialista d’Europa nel terzo millennio.

I partiti socialisti nascono per questo. Nascono per dire che dire che le 70/80 ore di fabbrica e miniera non erano un destino ineluttabile. Nascono per dare speranza ai tanti esclusi dal miracolo della seconda rivoluzione industriale tedesca, agli esclusi dell’era vittoriana, dell’epoca dei thief barons.

Ora che gli esclusi dalla crescita sono interi paesi, che gli esclusi dal progresso si contano in termini di generazioni l’attualità ed il compito dei partiti di sinistra si fanno diversi e titanici.

Per ridare speranza dobbiamo ridare crescita. Per ridare crescita, nel nostro pase, dobbiamo fare le pulizie di casa da troppo tempo rinviate, per incapacità, pavidita, sciatteria e mancanza di visione.

Queste pulizie non devono per forza essere dolorose come amano dire le persone che questi dolori non li soffrono mai, ma saranno sicuramente difficili.

Le cose elencate sopra sono possibili. Comporteranno sforzi titanici, soprattutto dal punto di vista culturale. Come partito dovremo cercare di ristabilire un’egemonia nelle menti dei cittadini. Questa egemonia non deriverà da ampollose formule politiche ma da programmi economici che mostrino ai nostri concittadini che noi vogliamo migliorare il paese e da modalità che portino i cittadini a migliorare attraverso  percorsi deliberativi, come richiesto da Goffredo Bettini con il suo documento, il canovaccio che noi avremo proposto.

Contemporaneamente a questo percorso dovremo costruirne un altro che porti alla costruzione di un progetto anche materiale dell’Europa assieme agli altri partiti socialisti europei.

Solo un’Europa federale potrà essere una risposta definitiva ai giganteschi problemi che ci troviamo ad affrontare e ci potrà permettere di andare verso il nuovo mondo contrattando da un punto di forza e non come un travicello lasciato in balia delle correnti economiche (Cina vs Usa), militari (Cina vs India, Cina vs Usa) e demografiche (Asia primo continente, Africa secondo, America terzo, Europa quarto).

 

Bologna, 27 luglio 2013

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